Il miglioramento della sicurezza stradale riveste una tematica centrale nelle politiche di supporto alla mobilità urbana da parte dei governi e degli organismi sovranazionali.

Gli ultimi dati disponibili, pubblicati dalla Commissione Europea, mostrano un quadro allarmante, seppur in lento miglioramento. Nel corso del 2022, in Europa sono stati rilevati oltre 20600 decessi dovuti ad incidenti stradali e, nelle aree urbane, il 70% dei casi coinvolgono utenti vulnerabili, ad esempio pedoni, motociclisti o ciclisti.

Sono inoltre stimati 135.000 feriti, anche gravi, i quali rappresentano un costo sociale enorme per il tessuto economico e sanitario. In ambito urbano, nel biennio 2021-2022, si rileva inoltre un aumento degli incidenti dovuti al “Mobility Mix”, ovverosia la compresenza di autoveicoli, pedoni, ciclisti e mezzi a due ruote (prevalentemente monopattini elettrici).

Concorrono alla riduzione degli incidenti i sistemi attivi di ausilio alla guida (“Advanced Driving Assistance System”, ADAS), le limitazioni del traffico nelle zone pedonali, la sensibilizzazione verso le tematiche di guida sostenibile e l’adozione di controlli puntuali. Tuttavia, nonostante gli sforzi, risultano ancora distanti gli obiettivi della politica “Vision Zero”, promossa dalla EC, nella quale si immagina la riduzione del 50% degli eventi fatali al 2030 ed un 2050 privo di decessi per incidenti stradali.

I recenti sviluppi posizionano sempre più il veicolo al centro di una rete di calcolo dove il singolo dispositivo interagisce per acquisire maggiore visibilità della situazione che lo circonda. Questa visione “ad occhio di falco” fornisce ai sistemi di guida autonoma maggiori capacità di prevenire situazioni di pericolo ma, al contempo, introduce nuove sfide di interazione tra veicoli, guidatori ed infrastruttura.